Nella chiesa di San Guido abbiamo trovato uno scatolone traboccante di passato. Foto di ogni tipo, scattate in almeno 50 anni fa. Il parroco ci ha mostrato e guidato nella lettura di queste immagini: non è facile cogliere di primo acchito i riti religiosi caduti in disuso, gli edifici trasformati, le strade cambiate, cogliere i nomi delle persone che non ci sono più. Il ritratto che ne è venuto fuori è quello di una grande comunità, nel tempo diventata sempre più ricca e multietnica, il che ne ha cambiato le proprie abitudini.
Nell'archivio abbiamo trovato addirittura un'immagine di via Leuca sterrata, con alberi appena piantati e tanti bambini in fila. Non ci sono macchine, solo una bici. Gli abiti della festa delle bambine sono ampi e bianchi, come le loro scarpe. Di campo i fiori che sbandierano in aria. Dai cambiamenti non è immune neanche la chiesa di San Guido: la cappella alla Madonna si fa piccola accanto al grande edificio. L'archivio ci permette di seguire, immagine dopo immagine, la realizzazione dei mosaici e dell'allestimento della chiesa. Durante le cerimonie i mazzi di fiori sono sempre più ricercati e le spose vengono da paesi lontani...
Un ringraziamento particolare va alla comunità di San Guido, per la loro pazienza, per l'ascolto e i racconti, per averci dedicato tanto tempo nei mesi estivi mentre erano impegnati in mille altre attività che organizzano all'interno del quartiere.
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Una scatola, una scatola di lingerie anni Cinquanta. Dentro la vita di una famiglia, di cinque generazioni. La nonna di Aldo si curava alle terme di Santa Cesarea: in una foto la vediamo su un terrazzo in compagnia delle suore facendo sfoggio di cappelli grandissimi. Poi nell'archivio fanno la loro apparizione la madre di Aldo e lui in persona insieme al fratello. è un attimo: li vediamo dapprima piccoli, vestiti alla marinara, poi in un baleno eccoli, già adulti, a Porta San Biagio e a San Cataldo con tanti amici. All'improvviso compare una ragazza giovane: sorride, ma è molto imbarazzata. Basta poco per vederla comparire in abito da sposa, raggiante e sicura. Il bambino nasce poco dopo: lo si vede sempre accanto alla nonna. Ad un tratto un salto: colore fu. è rossa la fiammante bicicletta del figlio di Aldo. Poi, poi, poi ancora un altro salto: questa volta è in digitale l'immagine che ritrae sua nipote. Un grande tesoro in una scatola azzurra!
Ho migliaia di foto. Ho cominciato con il rullino in bianco e nero e poi sono passato al colore, da anni ormai solo in digitale. Purtroppo proprio perché io sono il fotografo nelle foto non ci sono mai. Io non le stamperei mai, ma mia moglie vuole stamparle. Abbiamo mazzi così di foto stampate, vuoi sapere perché le vuole così? Perché lei ci parla. Con le foto mia moglie ci parla, dice: "qui sono venuta bene ... com'era bella la zia ... ma qui dove stavamo?" ... E parla e discute, poi me le passa per farle vedere anche a me.
Da una breve chiacchierata con Aldo Pallara
Io mi feci una foto così, abbracciato ad una ragazza della mia scuola durante una gita. Non c'era intenzione. Le vide il professore d'italiano che ad una mano aveva due dita mozzate. Mi interrogò e poi alzò la mano, aprì le dita che aveva e disse: hai preso così. Mi aveva messo e 3! E poi aggiunse: le ragazze lasciale stare. Quella gita con gli amici me la ricordo anch'ora anche il nome di quella ragazza me lo ricordo a distanza di tanti anni. Ma giuro non c'era intenzione.
Da una breve chiacchierata con Aldo Pallara.
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Via Leuca vista dall'alto è tutta un'altra cosa. Ce ne accorgiamo non appena il signor D'Anna ci fa dono di questo fazzoletto in bianco e nero. Lo fa con tono tranquillo, mentre noi sgraniamo gli occhi alla vista della preziosa testimonianza. Ci parla del corso di aviatore che ha frequentato negli anni Settanta. Risale a quel periodo anche questa fotografia aerea: non ricorda con esattezza l'anno, ma ricorda a mena dito tutti i piccoli riti adolescenziali che spingevano lui e i suoi amici a varcare le colonne d'Ercole del viale per spingersi sino a Porta San Biagio alla ricerca di qualcosa da fare nel tempo libero. E come biasimarli del resto? Come ci confessa il signor D'Anna: "All'epoca, nella zona ritratta in fotografia non c'era neanche un bar, niente. Questa zona era un po' isolata." Le sue parole sono subito confermate dalla fotografia in bianco nero. Vedere per credere: alle spalle dei palazzoni, poche auto parcheggiate ai lati della strada. Si scorge qualche bicicletta; un pedone attraversa tranquillo questa la strada. All'orizzonte, neanche l'ombra del traffico. Tutt'altri ritmi e suoni provenivano dalle strade. E chissà con quale sorpresa doveva essere accolto il passaggio dell'elicottero sul quartiere. "Tutti a correre per strada con il naso all'insù e a sventolare le mani", dice D'Anna. Altri tempi, altri tempi...
Pellicola dell'ISTITUTO LUCE del dopoguerra
Nella bottega di Anselmo Mazzotta artigiano del ferro battuto e restauratore
Il fratello dell'artista, Antonio Mazzotta, ha realizzato la fontana dell'Armonia
Non può non richiamare l'attenzione il gruppo bronzeo che spicca sulla Fontana dell'Armonia, allegoria della giovinezza e dell'amore. Il 28 ottobre 1927, per volontà del Duce, fu data alla Città di Lecce la benefica acqua del Sele, distribuita dall'Acquedotto Pugliese. A solennizzare l'evento il Comune, col concorso anche dell'Ente Autonomo dell'Acquedotto Pugliese, inaugurò una fontana monumentale, opera dello scultore leccese Antonio Mazzotta.
La fontana è stata costruita in pietra di Trani e bronzo. Sono in pietra di Trani la vasca ed il nucleo centrale che rappresenta un fascio di canne di organo con legatura in bronzo; in bronzo è il gruppo di statue che sormonta il fascio stesso. L'insieme simboleggia l'armonia delle acque, delle quali si dissetano le popolazioni della Puglia.
A volere il ripristino della fontana, da molti anni rimossa dal luogo dove oggi si può ammirare, è stato il Consiglio comunale del 1989.
La bottega di Mesciu Anselmo si trovava nei pressi di piazza Bottazzi in via Madonna degli studenti.
la nipote
Simona Frazzetto